Nuove fobie: quelli che non sopportano l'odore del pollo cotto all'aperto

04/02/2021 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Negli ultimi anni ho lavorato per un'azienda informatica inglese, ed era un bel gruppo di ragazzi e ragazze. Uno di loro, che per rispetto della sua privacy chiamerò Legolas, aveva una peculiare idiosincrasia, soprattutto per qualcuno che vive e lavora nel Regno Unito, dove si pranza raramente in mense aziendali: per ogni vegetariano o vegano o cultore della salute ci sono almeno due colleghi che di solito mangiano panini e piatti pronti provenienti da KFC, McDonald's, Subway.

La fobia di Legolas è rara, talmente rara che è forse unica: Legolas non sopporta l'odore del pollo cotto quando si è all'aria aperta. Mi spiego meglio: il mio collega non è allergico al pollo. Non è allergico all'odore di pollo. Non soffre neppure di agorafobia, che - semplificando - è la paura dei luoghi all'aperto. No: lui non sopporta l'odore che emana dal pollo (fritto o cotto in altri modi) quando lo si mangia all'aperto oppure anche solo in una stanza in cui c'è aria fresca proveniente da una porta o da una finestra aperta.

Legolas mangia spesso dei piatti a base di pollo, in ufficio, ma ogni volta che lo fa, va prima in giro a chiudere tutte le finestre. Quando ne parla in ufficio ci sono colleghi che sorridono, ma nessuno lo ha preso in giro apertamente, a parte magari avvicinarsi ad una finestra chiusa con fare sornione e minaccioso mentre Legolas mangia del pollo, facendo capire che quella finestra avrebbe potuto aprirsi in qualsiasi momento.

La fobia di Legolas si inserisce nel contesto più ampio dei comportamenti di questo ragazzo, che fanno pensare soffra di una lieve forma di OCD (disturbo ossessivo-compulsivo). Ma questo del non poter mangiare il pollo all'aperto, e del non poter soffrire l'odore del pollo cotto all'aperto o quando c'è dell'aria fresca in circolazione, è un disturbo talmente inusuale che non ha un nome, credo. Ho provato quindi a chiedere aiuto tramite Twitter ad una professionista della terminologia:

Mi serve un nome per una fobia: la fobia di mangiare pollo all'aperto (per via di un odore particolare che avrebbe il pollo in tale situazione). Ne e' vittima un mio collega. #terminologia@terminologia

— ViaggiareLeggeri (@VLeggeri) November 2, 2018


La prima risposta? Alectorofobia, la paura dei polli. Ma non quelli cotti, o all'aperto.

come minimo serve la consulenza di qualcuno che abbia fatto il liceo classico!
Io posso solo contribuire con la paura dei polli, alectorofobia

— Licia Corbolante (@terminologia) November 2, 2018


La seconda risposta arriva da un'altra persona, che suggerisce alectoragorafobia: paura dei polli all'aperto.

Potremmo tentare con alectoragorafobia, ma il classico l’ho fatto troppi anni fa per costruire qualcosa di sensato

— ???? Silvio Sosio ???????? (@esseasterisco) November 2, 2018


Un altro suggerimento: agoracichenopatia.

Si tratta certamente di agoracichenopatia!

— Luca Barbero (@barberoluca) November 2, 2018


Ho ringraziato per questi suggerimenti, e ho proposto due ulteriori possibili termini: agoraavispatia e agorapulluspatia, riuscendo al contempo a mettere in mostra le mie limitazioni etimologiche...

Luca, Licia e @esseasterisco: grazie! Proporrò agoracichenopatia al collega che soffre di questa patologia (e non parliamo della sua necessita' di comprare libri in 2 copie). Ma mi chiedo se sia sensato mescolare inglese ("chichen") e latino. Agoraavispatia? Agorapulluspatia?

— ViaggiareLeggeri (@VLeggeri) November 4, 2018


... come giustamente ed educatamente mi viene segnalato in questo tweet.

alectoragorafobia

— ???? Silvio Sosio ???????? (@esseasterisco) November 4, 2018


La patologia di Legolas resta quindi tuttora senza un nome: alectorofobia, alectoragorafobia, agoracichenopatia, agoraavispatia e agorapulluspatia contengono il pollo, gli spazi aperti (tranne alectorofobia) e l'idiosincrasia (fobia dalla parola greca per "paura", il suffisso -patia dal latino per "sofferenza"), ma manca ancora l'odore. Il suffisso greco per "odore" è osmia, utilizzato per esempio in anosmia (perdita dell'olfatto a causa di una lesione). La parola giusta potrebbe essere alectorosmiaagorafobia? Altrimenti, forse è il caso di arrendersi e parlare di sindrome di Legolas... ma purtroppo il "vero" Legolas (creato da J.R.R. Tolkien) non ne soffriva... credo!

Foto di Tengyart da Unsplash




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