Al ristorante con troppe smancerie - Sandy Spring, Atlanta, USA

19/09/2011 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Primi giorni di vita negli USA, abito con mia moglie a Sandy Springs, un sobborgo a nord di Atlanta, in Georgia, la citta' di Via Col Vento, e una delle metropoli statunitensi in crescita in questo millennio. Per il momento sono senza auto, non ne ho ancora acquistata una, visto che lavoro vicino all'appartamento in cui mi sono trasferito. Certo, per fare la spesa non avere l'auto puo' essere un problema. Mica e' come a Singapore, dove tutti vanno a fare la spesa in taxi perche' avere un'auto costa un capitale: qui negli USA non avere un'auto e' come non avere aria per respirare, o acqua da bere. Le citta' sono pianificate a misura d'auto, i mezzi pubblici non sono frequenti, quindi ... andiamo al supermercato a piedi, anche se e' una fredda sera di febbraio. Andiamo al supermercato Kroger, al 4920 di Roswell Road, mangeremo in un ristorante in zona, poi chiameremo un taxi per tornare a casa, in modo da non dover portare la spesa a mano.

Questa camminata ci voleva, per distrarsi dallo stress lavorativo: 35 minuti a piedi lungo Roswell Road, strada larga ma spesso senza marciapiedi. Arriviamo al Kroger che sono quasi le sette e mezza: l'ora giusta per cercare un ristorante e cenare, prima di fare acquisti. Vediamo un ristorante tailandese, che memorizziamo per una visita futura, quando avremo piu' tempo. Troviamo un altro ristorante, non etnico, in un edificio alla sinistra del supermercato.

Entriamo e la cameriera inizia a riempirci di smancerie. Porta il menu, accompagnato da un bicchiere d'acqua e dal pane (wow ... pane! Dopo cinque anni senza pane, in Inghilterra, fa strano andare in un ristorante che serve anche del pane!), e parla parla parla. E poi parla ancora. "Che giornata stupenda!" (ci saranno cinque gradi e non s'e' visto il sole), "Che bello avervi qui!" (beh, grazie, lo sappiamo, siamo persone eccezionali), "che bella giacca!" (non vesto mai bene, cos'avra' visto lo sa solo lei), e avanti cosi', con complimenti per tutto il possibile. Davvero troppe smancerie, troppo palesemente false. Ma oltre all'eccessiva dose di complimenti, c'e' qualcos'altro di strano, nella cameriera, ma non riesco a capire cosa.

Ordiniamo un primo e un secondo, e la cameriera commenta che le nostre scelte sono tutte eccezionali, ottime, ben fatte, tipo "Great choice sir, a really amazing dish, our ravioli with mushrooms!". Quei ravioli erano, per dimensioni, simili ai baccelloni de l'Invasione Degli Ultracorpi ... fortuna che erano solo una decina, altrimenti non sarei riuscito a mangiare il secondo. Si tratta in effetti del primo assaggio della tipica razione statunitense: ogni portata corrisponde al fabbisogno vitamin-proteico di un giocatore di football americano.

Il cibo non e' per niente male, anche se davvero troppo abbondante, ma il problema e' la cameriera: la sua costante ondata di complimenti superflui non s'e' interrotta dopo le ordinazioni. Ogni volta che passa nei dintorni, chiede retoricamente se il cibo e' eccezionale (non buono, eccezionale), se siamo soddisfatti, se stiamo trascorrendo una serata fantastica. Beh, no, non proprio fantastica, ma non e' colpa sua: sto tornando a temperature normali solo ora, perche' con una temperatura esterna non lontana dallo zero sono uscito con camicia leggera leggera e giacca (la canottiera sarebbe stata tanto utile...) e son stato all'aperto oltre mezz'ora, ma non glielo dico, non vorrei darle spunti per complimenti alla mia tempra (da piccolo mi veniva il raffreddore gia' guardando lo sci in tv), ai miei muscoli (inesistenti), al mio fascino (beh, modestamente ... no, zero anche li').

Col ritorno a temperature normali s'e' forse risvegliato il mio spirito d'osservazione, e riesco finalmente a identificare cosa c'e' di strano nella cameriera, oltre al suo comportamento: la bocca. E' a forma di cuore. Sul serio. Labbra a forma di cuore, come questo. Mai visto niente del genere: non e' che atteggi la bocca a forma di cuore, la bocca rimane in quella posizione anche quando non sorride. Difficile essere sicuri, comunque: sembra sorridere sempre. Sospetto sia andata in una clinica e si sia fatta iniettare del collagene per deformare le labbra a forma di cuore. Non mi stupirebbe, in pochi giorni di lavoro qui ho gia' visto piu' ragazze siliconate, in ufficio, che nel resto degli ambienti lavorativi in cui sono stato negli scorsi quindici anni. La chirurgia plastica, qui negli USA, non si fa per diventare piu' belli, ma per avere un 'competitive advantage' nella ricerca di un lavoro e nel suo mantenimento: la fanno le centraliniste e gli avvocati, le modelle e i meccanici. E probabilmente anche gli chef, non solo i membri della brigata di sala.

Finiamo il primo, iniziamo il secondo. La mia vocina interna alla Magnum PI mi dice "Ecco bocca-di-cuore che si avvicina... devo evitare il contatto visivo, altrimenti verra' qui immediatamente, devo guardare solo il mio piatto, guardare solo in basso, evitare di averla nel mio campo visivo ... NO! TROPPO TARDI! ECCOLA CHE ARRIVA DI NUOVO! "Yes, it's all wonderful, thank you very much!". Solo al momento di pagare capiamo che il ristorante si chiama "Hugs and kisses" ("abbracci e baci"), e che percio' il personale e' probabilmente tenuto a comportarsi cosi', e magari la chirurgia estetica gli viene anche pagata dalla direzione del ristorante. Probabimente e' stata probabilmente un'esperienza estrema di "attenzione al cliente".


Argomenti: antropologia spicciola, Atlanta, ristoranti, Stati Uniti

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