I prezzi alti non sempre sono sinonimo di qualita'

13/08/2011 | Claudio_VL | 0 commenti

Tutti ragioniamo tramite semplificazioni, a volte: ci affidiamo a idee ripetute per secoli, che siano credibili o meno, e le chiamiamo "saggezza popolare"; ricicliamo stereotipi stantii per evitare di impegnare i nostri due o tre neuroni cercando di capire qualcosa, per cui "tutti gli indiani sono pigri", o "tutti gli inglesi sono freddi". Oppure, piuttosto che valutare la qualita' di qualcosa - un'auto, un pasto, un elettrodomestico - ci affidiamo all'equazione prezzo alto uguale alta qualita'. C'era un ristorante californiano i cui clienti consumavano poco vino. Il titolare alzo' i prezzi di tutti i vini, tanto che il prezzo dei piu' "economici" divenne di oltre cento dollari a bottiglia. E come per miracolo, con l'aumento dei prezzi, i clienti del ristorante iniziarono a consumare molto piu' vino, convinti che ad un prezzo elevato corrispondesse una elevata qualita'.

A volte, per fortuna, si sentono storie che dimostrano come qualita' e prezzo non siano sempre direttamente proporzionali. Come il pagare tanto non sempre porti ad ottenere alta qualita'. E' il caso, per esempio della gelateria fiorentina chiusa per motivi igienici, e che vendeva i propri gelati a prezzi iperbolici nonostante non fossero particolarmente buoni.

Questo vuol essere un invito ad evitare i costosi ristoranti degli chef di grido, e a visitare piu' spesso ristoranti sconosciuti e lontani dalle vie principali di paesi e grandi citta'. Trattorie di campagna, rifugi di montagna, posti meno pretenziosi in cui il cliente paga per il cibo che mangia e per la preparazione di quel cibo, e in cui il prezzo non dipende dal cognome del ristoratore o dal costo dell'arredamento del ristorante.

Argomenti: Firenze e Toscana, ristoranti

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